MANDOLI STORY

Il cognome che nasce nel tardo latino o nel volgare ha diverse origini, può essere patronimico, agionimico o teonimico, può essere etnico o toponomastico, derivare talvolta da soprannomi, da qualità o da doti, può derivare anche da cose comuni o da animali o da piante.

Il cognome MANDOLI probabilmente ha origini vegetali e si riferisce ad un albero, il mandorlo, della famiglia delle Rosacee, originario della Persia, i cui frutti vengono utilizzati nell’industria dolciaria, in medicina e in profumeria.

Il cognome MANDOLI è presente nel secolo quattordicesimo nell’Italia settentrionale.

Del Casato che recava tale cognome ne fu capo-stipite uno dei fondatori della Casa di Dio, ossia dello Spedale di Porta Ripalta di Crema l’anno 1351. Fu di parte guelfa ed ebbe la signoria della villa di Ripaldella, detta un tempo dei MANDOLI.

Del cognome MANDOLI troviamo tracce nella Toscana meridionale e precisamente a Siena, quando nel 1506 la famiglia PICCOLOMINI-MANDOLI acquistò il Palazzo Chigi Saracini, uno dei più importanti palazzi di Siena, che ampliò nella parte retrostante, dandogli un nuovo aspetto in stile rinascimentale.

La storia del palazzo, in verità, era iniziata nel XII secolo, quando fu edificato con il nome di «Palazzo Marescotti» proprio dalla famiglia ghibellina Marescotti, che gli donò anche una torre, simbolo del potere finanziario nel Medioevo.

Presso l’archivio di Stato di Siena si conserva una Biccherna, tavoletta ornamentale miniata dei registri annuali dell’erario comunale di Siena. La parola Biccherna indica una delle principali magistrature finanziarie della Repubblica senese. Dal secolo XII fino alla fine del secolo XVIII la magistratura senese era costituita da un camarlengo, quattro provveditori e altri ufficiali subalterni, ma dopo l’annessione di Siena al Ducato mediceo la sua autonomia fu limitata da istituzioni finanziarie di controllo. Dal nome della magistratura, si chiamarono a Siena le tavolette dipinte con scene religiose, civili, ritratti con le quali si rilegavano i libri dei conti delle amministrazioni finanziarie della Biccherna e della Gabella.

Tali magistrature si rinnovavano ogni sei mesi. Era uso far dipingere, al termine dell’incarico, la copertina lignea del libro del loro periodo con stemmi e con una scena, talvolta a tema sacro, o simbolico, o legato a un avvenimento di particolare rilievo accaduto durante il loro mandato. Ogni tavoletta è datata. Si tratta di una serie di eccezionale valore documentario sulla storia e l’urbanistica cittadina, oltre al pregio artistico delle coperte dipinte, opera di pittori senesi. Inizialmente il soggetto raffigurava il camerlengo nelle sue attività, spesso con un arco alle spalle che raffigurava la stanza delle riunioni, accompagnato dagli stemmi dei quattro provveditori e da un’iscrizione con i loro nomi e le date della carica, poi si alternarono anche soggetti religiosi, civili e la raffigurazione di vicende contemporanee.

La Biccherna numero 82

La parte superiore della Biccherna numero 82  è dedicata alla rappresentazione di un torneo cavalleresco nella Piazza del Campo di Siena, circondata nella parte superiore da tribune temporanee per ospitare gli spettatori che assistevano alle gare.

Nella prima Età Moderna in tutte le città toscane erano organizzati tornei e giostre soprattutto per celebrare ricorrenze civili e religiose o in occasione della visita di personaggi illustri, secondo una radicata tradizione di origine medievale. In questo caso gli studiosi non sono concordi nel riferire il dipinto ad un preciso evento, mancando segni riconducibili alla presenza di sovrani in visita.

La metà inferiore del quadro mostra ventisei stemmi su sfondo color oro (uno dei quali ripetuto due volte-quello della famiglia Gabbrielli) accompagnati dalle didascalie dei personaggi ai quali si riferiscono: Docci, Finetti, Tantucci, MANDOLI, Venturini, Ragnoni, Costanti, Tolomei, Sergardi, Carli, Palmieri, d’Elci, Zuccantini, Gabbrielli, Ghezzi Borghesi, Buoninsegni, Trecerchi, Pasquali, Ghezzi Borghesi, Giovannelli, Borgognini, Pallagrossa, Santi, Buoninsegni, Gabbrielli, Francesconi.

In posizione centrale e di dimensioni maggiori degli altri, campeggiano gli stemmi delle famiglie Medici e Salvetti.

In alto, lungo la cornice è presente l’iscrizione: «GIROLAMO SALVETTI CAMARLENGO DI BICHERNA ANNO DOMINI 1607 E 1610».

A Lucca

Negli antichi registri archivistici di Lucca capita spesso di incontrare il cognome MANDOLI, sia sul territorio urbano, sia in quello periferico della città murata.

La nostra ricerca, nata come «Memoria familiae ad posteros», che aveva come obiettivo quello di ritrovare gli antenati della famiglia, ha mirato a finalizzare, nei limiti del possibile, la mera analisi degli ascendenti diretti, privilegiando la linea che conduceva al capostipite, vissuto a Lucca, intramoenia.

Si è deciso di rinviare ad una futura indagine storico-genealogica gli altri elementi che nel nostro iter abbiamo avuto occasione di reperire, ma che abbiamo dovuto sacrificare.

Siamo riusciti a ricomporre un quadro familiare che copre un arco temporale di oltre tre secoli e, per usare un linguaggio specifico, abbiamo ricomposto ben undici generazioni, dal lontano secolo decimosettimo sino al secondo decennio del secolo ventunesimo.

Gli stati delle anime delle Parrocchie della città di Lucca ci fanno sapere che il cognome MANDOLI appare a Lucca dalla metà del Seicento. Si tratta di registrazioni scarne, che rivelano la composizione della famiglia e il sito dove essa abitava, che il Parroco annotava nelle sue preziose bacchette, talvolta rilevate con pergamena o con cartone, vergate dall’inchiostro color seppia.

Abbiamo detto scarne, ma non sempre ciò accade. Talora un Parroco più zelante aggiungeva come postilla, a fianco del capofamiglia, l’attività svolta.

Proprio grazie a questa precisa e attenta opera amanuense dei Parroci e dei Curati noi abbiamo potuto conoscere e risalire, a ritroso nel tempo, sino al secolo decimosettimo nelle vicende storico-familiari.

I registri parrocchiali sono la sola fonte che ci può mostrare la situazione demografica prima dell’Unità d’Italia. Solo in epoca successiva si trovano i registri dello Stato Civile.

Del Casato MANDOLI siamo venuti a sapere che svolgevano attività utili economicamente e culturalmente e che “lavoravano” anche le donne. Così apprendiamo, per esempio, che GIO.DOMENICO MANDOLI nato a Lucca il 7 gennaio 1752, abitante in via dei Cavalli al numero 7, «cava li pozzi», che la moglie Maria ROCCHI «fa le stringhe», che il figlio Luigi Giuseppe Frediano è «fallegname» e che la nuora Sabina GHISELLI «fa le calze». Sorprende scoprire che GIO.DOMENICO MANDOLI sa leggere e scrivere.

RAFFAELE MANDOLI è maestro e ha una propria scuola, la «SCUOLA MANDOLI» al piano secondo della casa in faccia alla piazza San Frediano, ed è maestro anche ALFREDO MANDOLI che abita in via San Nicolao.

GIO.ANTONIO CAMILLO CASTRUCCIO MANDOLI (17 gennaio 1860 - 23 marzo 1921) figlio di Raffaele, dopo aver conseguito la laurea presso la Regia Università di Pisa, va ad insegnare dal 1888 al 1919 matematica e fisica al Liceo e al Ginnasio Superiore, dapprima presso la Badia di Cava dei Tirreni, poi al Liceo Classico «Machiavelli» di Lucca.

Oggi a Lucca possiamo trovare molti dei discendenti del Casato MANDOLI, ma molti altri, delle ultime generazioni, vivono e operano in varie zone d’Italia e non solo. Ci congediamo con la convinzione che la conoscenza del passato ci aiuta meglio a comprendere gli eventi contemporanei.

Rita Camilla Mandoli Dallan